Birra Moretti
Birra Peroni
Birra Nastro Azzurro
Birra Ichnusa
Birra Messina
Birra Menabrea
Birra Paulaner
Birra Warsteiner
Birra Dunkel
Birra Heineken
Birra Pilsner
Birra Moretti | |
---|---|
Stato | Italia |
Fondazione | 1859 a Udine |
Fondata da | Luigi Moretti |
Sede principale | Pollein |
Gruppo | Heineken |
Settore | Alimentare |
Prodotti | birra |
Fatturato | 1,153 miliardi di € (2016) |
Slogan | «Consumare preferibilmente in buona compagnia[1]» |
Sito web | www.birramoretti.it/ |
Birra Moretti S.p.A. è stata un'azienda specializzata nella produzione di birra. Nasce nel 1859 a Udine con il nome di Fabbrica di Birra e Ghiaccio. Fu fondata da Luigi Moretti, un imprenditore, la cui famiglia era dedita al commercio e all'ingrosso di bevande e generi alimentari. L'azienda fu acquisita nel 1996 dalla Heineken Italia S.p.A, società del gruppo olandese Heineken che continua a commercializzare il marchio nelle sue varie declinazioni.
Fu fondata nel 1859 a Udine da Luigi Moretti con il nome di Fabbrica di Birra e Ghiaccio. La prima bottiglia arrivò sul mercato nel 1860. In quegli anni la produzione e il consumo di birra in Italia erano pressoché modesti. Inizialmente fu prevista una produzione di 2.500 ettolitri di birra all'anno, sufficienti per soddisfare il mercato provinciale[2]. La famiglia Moretti ha detenuto la proprietà fino al 1989, vendendo poi il marchio a varie aziende di birra, fino all'acquisto nel 1996 da parte di Heineken[3], che ne detiene il marchio[4]. Lo stabilimento originario di Udine fu chiuso nel 1992, con trasferimento a San Giorgio di Nogaro, sempre nel Friuli.
In seguito all'accusa mossa ad Heineken dall'Antitrust di avere sul mercato italiano una posizione dominante[5], il gruppo olandese fu costretto a cedere nel 1997 lo stabilimento produttivo di San Giorgio di Nogaro in provincia di Udine, che fu acquistato da un nuovo gruppo birrario che ne detiene la proprietà: il Gruppo Birra Castello s.p.a.[6]. La produzione fu quindi spostata in vari stabilimenti in Italia controllati dal gruppo Heineken: Assemini, Comun Nuovo, Massafra, Pollein che producono diverse birre col marchio Birra Moretti[6].
Nel 2015 vengono lanciati sul mercato dall'azienda 6 nuovi prodotti: 2 nuove Radler, Birra Moretti Radler Gazzosa e Birra Moretti Radler Chinotto, e 6 birre dedicate alla tradizione gastronomica di altrettante regioni italiane: Birra Moretti alla Friulana, Birra Moretti alla Siciliana, Birra Moretti alla Piemontese, Birra Moretti alla Toscana, Birra Moretti alla Pugliese e Birra Moretti alla Lucana[7].
Sul sito ufficiale dell'azienda si racconta che nel 1942 il commendatore Lao Menazzi Moretti vide un anziano e baffuto signore seduto a un tavolino della storica trattoria Boschetti di Tricesimo in provincia di Udine. Moretti, pensando che l'uomo potesse rappresentare bene la sua birra, gli avrebbe chiesto il permesso di fotografarlo in cambio di una ricompensa di suo gradimento. “Che al mi dedi di bevi, mi baste” – rispose l'uomo in lingua friulana, ovvero “Mi dia da bere, a me basta”[8]. Quella fotografia fu poi consegnata all'illustratore Segala, alias Franca Segala, che disegnò il famoso manifesto da cui ebbe origine il personaggio che ancora oggi caratterizza il marchio Moretti, un uomo baffuto che indossa un completo verde con cappello.[9]
In realtà, sembra che la foto sia stata scattata dalla fotografa tedesca Erika Groth-Schachtenberger nel 1939. La foto ritrarrebbe un contadino tirolese di Thaur in Tirol, a pochi chilometri da Innsbruck. La Groth si sarebbe accorta dell'utilizzo non autorizzato della sua foto per le campagne pubblicitarie della Moretti soltanto nel 1956, vedendo un cartellone pubblicitario; da questa scoperta sarebbe scaturita anche una controversia legale[10][11][12].
Nel corso degli anni il Baffo è stato interpretato nelle campagne pubblicitarie aziendali da tre attori: il volto più noto è stato quello del celebre attore e doppiatore Marcello Tusco, sostituito, dopo la sua scomparsa nel 2001, da Orso Maria Guerrini, fino al 2017, anno in cui il ruolo del Baffo è passato a Pier Maria Cecchini.
Stadio Moretti Dal 1997 al 2008, la
Birra Moretti sponsorizzò il Trofeo Birra Moretti, un torneo calcistico estivo ad inviti. Le prime tre edizioni si svolsero ad Udine, città natale della società. Ciascuna edizione vedeva la partecipazione di tre squadre
che si affrontavano con la formula degli incontri da 45 minuti, come molti altri tornei amichevoli estivi. Dopo le prime tre edizioni, il torneo si trasferì dapprima allo Stadio San
Nicola di Bari e
dal 2005 al 2008 allo Stadio San
Paolo di Napoli.
A Udine fino agli anni 80 era presente lo Stadio Moretti, all'inizio di proprietà della società e poi rilevato dal Comune di Udine, campo storico dell'Udinese Calcio. Era uno stadio particolare in quanto aveva anche una pista in ghiaia per praticare lo speedway. Dismesso in favore dello Stadio Friuli, venne abbattuto nel 1988 e al suo posto ora sorge un parco urbano. Il parco venne intitolato al grande calciatore udinese Alfredo Foni, eppure la cittadinanza continua a chiamare il parco Moretti anche oltre la modifica del nome avvenuta nel 2011.
Birra Moretti Calcio, o semplicemente BMC, è stato un gioco online di calcio i cui giocatori, allenatori e tifosi sono delle persone reali. Il sito venne aperto il 6 giugno 2006.
Birra Peroni | |
---|---|
Una bottiglia di Birra Peroni. | |
Categoria | Birra |
Tipo | Lager chiara |
Marca | Birra Peroni (azienda) |
Anno di creazione | 1846 |
Nazione | Italia |
Slogan | Peroni: Per Noi |
Colore | Giallo oro |
Gradazione alcolica | 4,7% |
Tipo di fermentazione | a bassa temperatura |
Gusto | Moderatamente amaro, equilibrato di luppolo e malto |
Temperatura di servizio | 4° - 6 °C |
Sito | www.peroni.it |
La birra Peroni è una birra lager italiana prodotta dall'omonimo birrificio a partire dal 1846. Dall'ottobre 2016 fa parte del gruppo giapponese Asahi Breweries.
Viene prodotta negli stabilimenti del gruppo situati a Roma[1], Padova[2] e Bari[3], mentre il malto proviene dalla Malteria Saplo di Pomezia.
La birra Peroni nasce nel 1846 a Vigevano ad opera di Francesco Peroni[5]. Nel 1864 viene poi aperto un secondo stabilimento a Roma[5]. Nel 1872 lo stabilimento viene spostato dalla zona di piazza di Spagna a quella di Borgo Santo Spirito, prima del definitivo trasferimento in zona Colosseo, avvenuto nel 1890[6].
A partire dal 1867 l'azienda inizia ad essere gestita da Giovanni Peroni[7], figlio di Francesco, coadiuvato dal fratello Cesare, il quale si rende protagonista di alcuni viaggi in Germania per studiare i metodo di fabbricazione della birra a bassa fermentazione[8]: da questi viaggi segue l'inizio della produzione di due tipologie di birra a bassa fermentazione: la Vienna dal colore giallo e leggermente amara e la Monaco o Baviera, birra scura dal sapore più dolce[8].
Con l'acquisizione della Società Romana della fabbricazione del ghiaccio e della neve artificiale, avvenuta nel 1901, la Peroni incrementa la sua diffusione nella zona romana, anche grazie ad una squadra di carri a trazione animale deputati alle consegne della birra[6].
Nei primi anni del novecento la diffusione sul mercato della Peroni viene promossa tramite mascotte popolari, personaggi come il ciociaretto, che deve il suo nome alle ciocie, tipiche calzature con lacci usate dai pastori nel basso Lazio e il cameriere[9].
Nel 1924 viene inaugurato il nuovo stabilimento produttivo di Bari che a regime arriva a produrre 25.000 ettolitri l'anno di birra Peroni rispetto ad una produzione totale annuale di 150.000 ettolitri[8]. Alla fine degli anni venti viene lanciato un nuovo formato da 20 centilitri, il "Peroncino"[6], che godrà di grande successo fino agli anni '60 e sarà poi riproposto sul mercato a partire dal 2015 dopo anni di assenza dal mercato[10].
A partire dagli anni '60 la Peroni conosce un periodo di diffusione in tutta Italia, grazie allo slogan Chiamami Peroni, sarò la tua birra e ad una serie di campagne pubblicitarie: la prima con protagonista la modella tedesca Solvi Stübing[11] e, poi, dopo di lei, Jo Whine, Michelle Gastar, Anneline Kiel, Lee Richard, Milly Carlucci, Filippa Lagerbäck, Adriana Sklenaříková, Jennifer Driver e Camilla Vest[12][13].
Nel 1963 viene lanciata sul mercato la Nastro Azzurro, che deve il suo nome alla vittoria nel 1933 del Nastro Azzurro dell'Atlantico da parte del transatlantico italiano Rex[14]: in un primo momento il nuovo prodotto riscuote poco successo sul mercato, tuttavia nei due anni successivi al lancio viene modificato abbassando la gradazione alcolica e rendendolo meno amaro iniziando ad aumentare gradualmente la sua diffusione[15] sino a diventare negli anni 2000 la birra italiana più venduta sui mercati esteri[16], in molti dei quali, come in Colombia, venduta con il doppio nome Peroni - Nastro Azzurro, viene considerata birra di fascia alta, consumata solo nei locali più lussuosi ed alla moda[17].
Negli anni sessanta viene aperto anche un ufficio commerciale a New York dando così inizio all'esportazione della Peroni negli Stati Uniti[14].
Nel 2001 la Peroni vince la Medaglia d'oro dell'American Tasting Institute, mentre nel 2006 viene premiata con la medaglia d'argento dal Monde Selection Organizing Committee di Bruxelles[18].
Negli anni duemiladieci si assiste ad un progressivo allargamento della gamma con la produzione di nuove varianti tra cui la Peroni senza glutine[19], lanciata nel 2014, così come la Peroni Chill Lemon, radler aromatizzata al limone[20], e la Peroni cruda non pastorizzata, lanciata nel 2017[21].
La Peroni viene prodotta con i seguenti ingredienti[22]:
Il fondo Birra Peroni srl [38] , che comprende anche un fondo fotografico, è conservato presso l'Archivio Storico e Museo Birra Peroni a Roma.
Nastro Azzurro | |
---|---|
Una bottiglia di Nastro Azzurro (anni 2000) | |
Categoria | Birra |
Tipo | lager |
Marca | Peroni |
Anno di creazione | 1963 |
Nazione | Italia |
Valori nutrizionali medi in 100 ml | |
Valore energetico | 153 cal.[1] |
Colore | giallo paglierino |
Gradazione alcolica | 5.1% vol. |
Tipo di fermentazione | a bassa temperatura |
Gusto | secco |
Temperatura di servizio | 7 - 9 °C |
Sito | www.nastroazzurro.it |
La Nastro Azzurro o Peroni Nastro Azzurro, a seconda dei mercati di riferimento, è una birra premium pilsner italiana prodotta a partire dagli anni sessanta dal birrificio Peroni di Roma. La birra deve il suo nome ad un omaggio nei confronti del transatlantico italiano Rex che nel 1933 riuscì a conquistare il premio Nastro Azzurro.
La birra Nastro Azzurro viene prodotta con malto, acqua dolce, luppoli Saaz e Tettnang e mais nostrano; questa varietà di mais, derivato dalle varietà Nostrano dell’Isola, Scagliolo Marne e Marano selezionato dall'Unità di Ricerca per la maiscoltura di Bergamo,[3] è prodotto in Piemonte, Veneto e Lombardia[4].
Inoltre vi sono state alcune bottiglie prodotte in tiratura limitata:
La Nastro azzurro è fra le birre italiane più vendute al mondo[senza fonte], esportata in tutti i continenti e in oltre 75 paesi.[8]
Dal 1997 al 2006 la Nastro Azzurro sponsorizza Valentino Rossi;[9] durante questi dieci anni di collaborazione, il motociclista compare in una serie di campagne pubblicitarie con lo slogan «c'è più gusto ad essere italiani»,[10] nonostante dal 2003 la proprietà del marchio passò al gruppo sudafricano SABMiller.[11] Inoltre ha sponsorizzato le sue motociclette: la Aprilia Racing dal 1997 al 1998 e la Honda Racing dal 2000 al 2002. Sono state inoltre emesse, tra il 1996 e il 1999, sei lattine celebrative, relative al motomondiale, raffiguranti Valentino Rossi, due delle quali celebrano le vittorie di quest'ultimo nei mondiali 1997 e 1999.
Il marchio ha collaborato in qualità di sponsor con il Milano Film Festival nelle edizioni del 2009, 2010, 2015 e 2016.
Birra Ichnusa | |
---|---|
Stato | Italia |
Fondazione | 1912 a Cagliari |
Fondata da | Amsicora Capra |
Sede principale | Assemini-Macchiareddu |
Gruppo | Heineken |
Settore | Alimentare |
Prodotti | Birra |
Sito web | www.birraichnusa.it |
L'Ichnusa è una birra prodotta in Sardegna, di proprietà del gruppo olandese Heineken. Prende il nome da un'antica denominazione di origine greca dell'isola (Ἰχνοῦσσα, Ichnôussa o Icnussa).
Il primo stabilimento di Birra Ichnusa è fondato a Cagliari nel 1912 da Amsicora Capra, in uno stabile costruito il medesimo anno tra Via Marche, Via Romagna e Via Bacaredda. La seconda guerra mondiale porta all'arresto temporaneo della produzione, che riprende nel periodo post bellico.
Nel 1963 è progettata la costruzione di un nuovo stabilimento ad Assemini (CA), in una zona particolarmente ricca di acquiferi alle porte di Cagliari. Nel 1967 Birra Ichnusa si sposta definitivamente ad Assemini, attuale sede produttiva, portando alla conseguente demolizione della sede storica nel 1975.
In quell'anno è prodotta la prima cotta di birra nel nuovo stabilimento, il primo italiano a installare serbatoi di fermentazione verticali cilindrico/conici.
All'inizio degli anni ottanta la capacità produttiva raggiunge i 400.000 ettolitri l'anno e nel 1986 lo stabilimento occupa 85 persone e produce 580 000 ettolitri di birra l'anno.[1]
Dal 1986 Birra Ichnusa fa parte del gruppo Heineken, ma continua ad essere prodotta esclusivamente nello stabilimento di Assemini-Macchiareddu (area metropolitana di Cagliari).
La Birra Ichnusa è una birra di tipo lager con gradazione alcolica di 4,7% e fra i cui ingredienti è presente il mais.[2]
In occasione del 90º anniversario dell'azienda nel 2002, la ditta ha lanciato sul mercato la Ichnusa Speciale, con una gradazione alcolica di 5,6% e l'aggiunta, rispetto alla versione tradizionale, di una selezione di diversi luppoli[3].
Nel 2012, in occasione del centenario dell'azienda, è stata immessa sul mercato la Ichnusa Cruda, birra lager con gradazione alcolica 4,9% non pastorizzata.
Nel 2017, per festeggiare il 50º anno del suo birrificio di Assemini, viene immessa sul mercato la "Ichnusa Non Filtrata", con un aspetto velato, derivato dai lieviti rimasti in sospensione e con gradazione alcolica del 5%.
In occasione dell'Ichnusa Live Fest (7 agosto 2010), viene prodotta un'edizione speciale di bottiglia dedicata all'evento.[4]
Nel corso del 2012, durante la celebrazione del centenario, propone una riedizione di 4 storiche etichette e una versione celebrativa da 75 cl, restyling della bottiglia protagonista dello spot del centenario caratterizzata dalla etichetta blu e dal tradizionale “tappo meccanico”, l'edizione limitata è numerata sul retro etichetta.[5]
Il 20 aprile 2012 l'azienda festeggia il proprio centenario con uno spot del regista Alessandro D'Alatri, “un film d'altri tempi” , trasmesso a pagamento su alcuni canali televisivi nazionali e locali[6][7]
Dal 2008, l'azienda organizza annualmente Mondo Ichnusa, un festival musicale che ospita band italiane e sarde. La manifestazione, gratuita, per cinque anni è stata ospitata sul lungomare del Poetto, a Cagliari e a Quartu Sant'Elena. Nel 2013, per la prima volta, la manifestazione si svolge a Marina di Torre Grande (Oristano).[8] In occasione dei festival del 2012 e 2013, sono prodotte due lattine e bottiglie celebrative.
Dal 2008 organizza, assieme a Nikon il Concorso Fotografico Birra Ichnusa, dedicato ai valori e alle bellezze della terra sarda rivolto a fotografi residenti in Sardegna o di origini sarde.
Nel maggio 2013, prima edizione di “Ichnusa Music Contest”, concorso musicale realizzato in partenariato con Rock TV con la partecipazione delle band emergenti sarde. [9]
L'azienda è legata alla Sardegna anche attraverso lo sport: per diversi anni è stata sponsor del Cagliari Calcio, partenariato rinnovato anche per tre anni a partire dalla stagione 2016/17.
Dal 2012 è sponsor della Dinamo Basket Sassari, storica società cestistica sassarese, l'accordo confermato per la stagione 2013/2014, è parte di iniziative promozionali per incrementare il suo mercato nel nord dell'isola.
Birra Messina | |
---|---|
Bicchieri di Birra Messina con il logo storico e moderno | |
Categoria | Birra |
Tipo | Lager chiara |
Marca | Birra Messina |
Anno di creazione | 1923 |
Nazione | Italia |
Slogan | Birra di Sicilia |
Ingredienti | acqua, malto d'orzo, luppolo |
Colore | giallo paglierino |
Gradazione alcolica | 4,7% ricetta classica |
Tipo di fermentazione | bassa |
Gusto | malto leggero, luppolo deciso, fresche note floreali |
Temperatura di servizio | 6 °C |
Sito | http://www.birramessina.it |
Birra Messina | |
---|---|
Stato | Italia |
Fondazione | 1923 a Messina |
Fondata da | Lo Presti, Faranda |
Chiusura | 1988 (acquisito da Dreher) |
Sede principale | Massafra |
Settore | Alimentare |
Prodotti | Birre in bottiglia e in lattina |
Birra Messina è uno dei marchi storici della produzione di birra in Sicilia. Nel 1988 è stato acquisito dal gruppo Heineken Italia S.p.A.
"Birra Messina" fu fondata nel 1923, a Messina, dalla famiglia Lo Presti - Faranda[1] sotto il nome iniziale di Birra Trinacria. Successivamente il nome fu modificato in Messina, birra di Sicilia. La produzione si incrementò anno dopo anno estendendosi al mercato meridionale di Sicilia e Calabria. Negli anni settanta del XX secolo iniziarono le difficoltà anche in seguito alla diffusione di numerosi marchi concorrenti nazionali ed esteri.
Nel 1988 lo stabilimento messinese fu acquisito dalla Dreher, uno degli storici marchi incorporati dal gruppo Heineken Italia S.p.A. di Milano; con lo stabilimento venne rilevato anche il marchio "Birra Messina" e il mercato.
Il marchio Birra Messina, del gruppo Dreher-Heineken, sponsorizzò la Pallacanestro Trapani[2] nel campionato di serie A2 stagione 1990/91, che la vide promossa in A1.
La produzione della birra intanto venne gradatamente spostata dagli impianti siciliani ad altri del gruppo pur mantenendone etichetta e diciture storiche. Nel 1999 lo stabilimento messinese si era ridotto a semplice impianto di imbottigliamento per il mercato siciliano. La produzione era invece trasferita in Puglia, a Massafra, impianto del marchio Dreher. Nel 2007 la Heineken annunciò la definitiva chiusura dello stabilimento messinese di via Bonino.[3][4]
Nel mese di febbraio 2008 la fabbrica messinese fu acquisita dalla società Triscele s.r.l. appartenente alla famiglia Faranda[5][6]. Non potendo produrre sotto il nome di "Birra Messina" vennero immesse nel mercato siciliano due nuove etichette rifacentisi alla storica fondazione del 1923; la "Patruni e sutta" e la "Birra del sole". L'operazione, che mirava a riprendere il mercato precedente non ebbe però i risultati sperati.
L'anno successivo la Confconsumatori di Messina presentò un ricorso all'autority garante della concorrenza e del mercato contro la "Heineken" per "messaggi considerati ingannevoli"; l'uso del simbolo Triscele, le diciture antica ricetta e dal 1923 in etichetta vennero considerati fuorvianti in quanto nulla c'era di "siciliano", né la ricetta, né la sede legale e neanche lo stabilimento di produzione sito a Massafra, in Puglia[7][8].
Nel 2011 anche la Triscele s.r.l. annunciò la chiusura degli stabilimenti e il licenziamento dei 42 lavoratori[9]. Nonostante vari tentativi per riavviare la produzione degli stabilimenti chiusi la produzione della birra a Messina non riprese[10].
Nel 2014 si costituì la cooperativa "Birrificio Messina" composta di ex-dipendenti Triscele che annunciò per l'autunno dello stesso 2014 la ripresa della produzione di birra ma senza l'uso dello storico marchio rimasto di proprietà della Heineken[11]. La produzione fu annunciata per la fine dell'autunno 2015 nello stabilimento posto nella zona Asi di Larderia ad opera dei 15 operai-soci iniziali del Birrificio Messina;a luglio 2015 furono annunciati i nuovi prodotti "Birra dello Stretto", "Birra dello Stretto Premium", "DOC 15"[12]. Il 26 ottobre 2016 iniziò la distribuzione dei prodotti del Birrificio Messina[13]. Nell'ottobre 2017 iniziò anche la distribuzione della "DOC 15 Cruda"[14].
Nel gennaio 2019 viene annunciato da Heineken la produzione di un nuovo prodotto, Birra Messina Cristalli di Sale, una birra non filtrata a cui viene aggiunta una piccola quantità di cristalli di sale marino di Trapani, per conferirgli un gusto morbido e rotondo. Il nuovo packaging si ispira ai decori del barocco siciliano e utilizza i colori tipici delle maioliche isolane.
Per questa ricetta Heineken è ritornata in Sicilia grazie a un accordo con il Birrificio Messina. L'accordo ha previsto per il Birrificio Messina parte della produzione della Birra Messina Cristalli di Sale, insieme allo stabilimento Heineken di Massafra.
Birra Menabrea | |
---|---|
menabrea original del 2008 | |
Categoria | Birra |
Tipo | Pale lager |
Marca | Birra Menabrea |
Anno di creazione | 1846 |
Nazione | Italia |
Ingredienti | |
Valori nutrizionali medi in 100 g | |
Valore energetico | 38 cal/159.6 kJ |
Classificazione commerciale | Superpremium |
Colore | Giallo dorato |
Aspetto | Limpido e brillante |
Gradazione alcolica | 4.8 % vol. |
Tipo di fermentazione | Bassa fermentazione |
Gusto | Luppolato, con sentori erbacei e floreali |
Frizzantezza | Media |
Schiuma | Compatta, abbondante, aderente e persistente |
Temperatura di servizio | 6/8° |
Bicchiere | Calice |
Menabrea è un'antica marca di birra che viene prodotta dalla omonima azienda la cui sede storica e il birrificio sono localizzati a Biella, in Piemonte.
Sotto questo marchio - di proprietà a partire dai primi anni novanta dal gruppo Forst, fino ad allora di proprietà della famiglia Thedy (erede dei fondatori della società), di cui Franco Thedy mantiene tuttora la carica di amministratore delegato - vengono prodotti annualmente oltre 250.000 ettolitri di birra, grazie a 48 dipendenti nella sede di Biella[1], parte dei quali destinati all'esportazione in trentasei paesi[2], garantendo così un fatturato complessivo di 40 milioni di euro[3][4].
Dagli anni trenta è rappresentata attraverso alcune taverne che portano il suo nome, situate - oltre che a Biella (ove, accanto allo stabilimento, si trovano un pub e un ristorante), in altre città del Piemonte, fra cui Novara e Torino. Accanto al birrificio si trova Casa Menabrea, il Museo della Birra, che illustra il processo di produzione della birra, la storia dell’azienda e della famiglia che la guida da cinque generazioni, attraverso un’esposizione di utensili, macchinari, strumenti, cimeli, documenti, bottiglie, pubblicità che hanno accompagnato la storia di Menabrea.
Attorno al nome Menabrea si è sviluppata parallelamente la storia di una intera dinastia di mastri birrai. L'azienda venne fondata come laboratorio per la produzione della birra nel 1846[6], per opera della famiglia Welf di origine walser di Gressoney-La-Trinité in Valle d'Aosta e dei fratelli Antonio e Gian Battista Caraccio, originari di Bioglio e titolari di una caffetteria a Biella. Fra il 1854 e il 1864, rimasti da soli alla guida del laboratorio ristrutturato, i fratelli Caraccio dapprima affittarono e poi cedettero la birreria per 95 000 lire dell'epoca a due aostani, Jean Joseph Menabrea (che dal 1861 con l'Unità d'Italia cambierà il nome in Giuseppe) e Antonio Zimmermann.
L'azienda passò nelle mani del solo Menabrea e dei suoi figli nel 1872 quando la ragione sociale diventò G. Menabrea & Figli. La produzione di un ottimo tipo di birra bionda Pilsner e di una scura di tipo Monaco (che pare fosse molto apprezzata da un biellese illustre, Quintino Sella, studioso e fondatore del Club Alpino Italiano), fece guadagnare nel 1882 a Carlo Menabrea, figlio di Giuseppe, subentrato alla morte del padre alla guida dell'azienda, la nomina di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia conferitagli da re Umberto I.
La svolta intervenuta nella proprietà della fabbrica a cavallo tra il XIX e il XX secolo (1896-1899) - quando subentrano nella conduzione aziendale i cognati Emilio Thedy e Augusto Antoniotti, coniugi rispettivamente delle eredi Menabrea, Eugenia e Albertina - non mutò la politica della fabbrica che poté attraversare - fino a oggi - tutto il XX secolo mantenendo inalterata la propria fama. A garantire la notorietà a questa azienda è stato con il passare del tempo soprattutto il sempre maggiore quantitativo di birra prodotta.
Dagli anni ottanta, sempre sotto la direzione degli eredi della famiglia Thedy, la birra Menabrea ha incrementato ulteriormente la propria attività. L'ampliamento della fabbrica di Biella, unito a un incremento della produzione - fino ad allora attestata intorno ai 36-40.000 ettolitri - le ha consentito di uscire da quella che era stata fino ad allora, almeno sul piano produttivo, una dimensione tutto sommato provinciale.
L'ingresso nel Gruppo Forst, favorito da un'antica amicizia birraria e avvenuto nel 1991, ha permesso di mantenere la propria identità e la propria indipendenza, conservando così viva la cultura e la tradizione. Nel 1996 per festeggiare il 150º anniversario ha creato la 150º anniversario Bionda lager, vincitrice del riconoscimento di Chicago l’anno successivo. Dal 1996 a oggi la serie delle 150º anniversario si è arricchita di altre quattro birre: la Ambrata, la Strong, la Rossa e la Weiss.
A queste si sono affiancate le quattro Top Restaurant pensate per la ristorazione in formato da 75 cl, in quattro varietà: Light, Bock, Weiss, Pils, quest’ultima disponibile anche in lattina dal 2018.
La Christmas Beer, disponibile solo nel periodo natalizio, completa la produzione di Menabrea.
La Menabrea produce altresì la birra tedesca Palmbräu su licenza della casa madre[16].
La trebbie derivanti dalla filtratura di birra Menabrea vengono utilizzate dall'azienda Botalla Formaggi per produrre il formaggio Sbirro.[17][18]
In oltre un secolo e mezzo di vita la birra Menabrea si è aggiudicata prestigiosi riconoscimenti fra cui, nel solo 1924, quattro Gran Premi alle esposizioni di Milano, Roma, Bruxelles e Parigi, nonché 3 medaglie d'oro (1997, 1998, 2000) per la Lager, 3 (2002, 2008, 2009) per la Amber e 6 (2005, 2006, 2007, 2008, 2010, 2011) per la Strong al World Beer Championships di Chicago.
Warsteiner | |
---|---|
Categoria | Birra |
Tipo | pilsner |
Marca | |
Nazione | Germania |
Alcol | 4,8% vol. |
Colore | chiaro |
Tipo di fermentazione | bassa |
Gusto | luppolato |
Temperatura di servizio | ~ 6º |
Sito | Warsteiner |
La Warsteiner è una birra chiara a bassa fermentazione tedesca, prodotta dal Warsteiner Brauerei, birrificio attivo dal 1753 nella località di Warstein, in Germania quando l'agricoltore Antonius Cramer comincia a produrre birra per la vendita oltre che per il consumo domestico. Il motto della casa produttrice è Eine Königin unter den Bieren (in italiano "Una regina fra le birre"), con chiaro riferimento alla corona disegnata nel simbolo della birra.
Prodotta con una pregiata varietà locale di luppolo, la Warsteiner si contraddistingue come birra pilsner per il suo aroma luppolato, il gusto leggermente amaro e per la sua freschezza e digeribilità.
La famiglia Cramer inizia a produrre birra a Warstein nel 1753 quando l'agricoltore Antonius Cramer è costretto a pagare la prima volta 1tallero e 19 fiorini di tasse per aver oltrepassato il volume massimo consentito per il consumo personale[1], iniziando quindi a vendere la birra prodotta.
Il figlio Johannes Vitus Cramer negli anni successivi continua l'attività trasferendo la produzione nella sua casa, favorita dalla posizione nel centro della città. Nel 1802 la casa, come gran parte della città, viene distrutta da un incendio. L'anno successivo il birrificio viene ricostruito nella stessa posizione e dotato di un pub in grado di servire le birre prodotte[1]. Nel 1804 la gestione del birrificio passa al figlio primogenito Casper[2].
Nel 1884 la Warsteiner inizia a diffondersi sul mercato tedesco grazie al collegamento del birrificio con la ferrovia. Negli anni successivi la produzione assume caratteri industriali con la messa in funzione della prima macchina a vapore nel 1895 e l'ingresso nel registro delle imprese nel 1898. Con la scoperta nel 1927 ad opera di Albert Cramer della fonte d'acqua Kaiserquelle, situata nei pressi del bosco di Arnsberg e caratterizzata da una bassa durezza, a partire dal 1928 la Warsteiner si concentra sulla produzione di birra Pilsner, con l'acqua che diventa un elemento fondamentale per il gusto della birra[1]. Negli anni successivi la domanda di Premium Pils aumenta costantemente fino ad arrivare a saturare la produzione. Nel 1974 viene avviata la costruzione di un nuovo birrificio, situato alla periferia sud di Warstein, per far fronte alla domanda crescente; la costruzione termina due anni più tardi con l'inaugurazione del birrificio Waldpark[1].
Nel 1994 ad Amburgo si diffonde la notizia di un presunto collegamento tra la Warsteiner e Scientology: in breve tempo la notizia raggiunge tutta la Germania: nonostante la secca smentita della Warsteiner che arriva a pubblicare annunci a tutta pagina su riviste e quotidiani a tiratura nazionale nell'autunno dello stesso anno e, poi, nel 1997, questo episodio genera un forte calo delle vendite negli anni s
cessivi[3].
Nell'agosto 2013 si verifica un focolaio di Legionellosi nella città di Warstein che colpisce circa 165 persone causando 3 morti[4]: l'11 settembre viene annunciato il ritrovamento della legionella nelle piscine di depurazione dell'impianto di trattamento delle acque reflue e nel sistema di raffreddamento del birrificio; per contrastare il batterio vengono svolte disinfezioni a raggi ultravioletti delle torri di raffreddamento e del processo di gestione delle acque reflue[5]. Nel febbraio 2014 Johannes Remmel, ministro dell'ambiente della Renania Settentrionale-Vestfalia, annuncia che nel gennaio di quello stesso anno sono state rilevate concentrazioni di legionella molto elevate nelle vasche di aerazione del birrificio. Secondo alcune stime i lavori per eliminare il focolaio costeranno circa sette milioni di euro[6].
uc
Paulaner | |
---|---|
Stato | Germania |
Fondazione | 1634 |
Sede principale | Monaco di Baviera |
Settore | Bevande |
Prodotti | Birra |
Sito web | www.paulaner.de |
La Paulaner Brauerei GmbH & Co. KG è un birrificio fondato nel 1634 in Germania, costruito all'inizio del XVII secolo a Monaco di Baviera dai frati del convento Neudeck ob der Au dell'ordine dei Minimi (detti in tedesco "paolani", dal nome della città di origine del fondatore dell'ordine, Francesco da Paola).
Include anche i birrifici Hacker-Pschorr, AuerBräu di Rosenheim, Thurn und Taxis di Ratisbona e il birrificio weizen Hopf Miesbach. Fa parte, con Spaten, Augustiner, Hacker-Pschorr, Hofbräu e Löwenbräu, dei 6 fabbricanti di birra ufficiali dell'Oktoberfest di Monaco.
Il nome dell'industria della birra Paulaner trae la sua origine dai frati di san Francesco da Paola, che risiedevano a Neuhauser Straße, a Monaco. I monaci iniziarono a produrre birra per loro uso personale dal 1634. Dopo il 1780 cominciarono a venderla al pubblico[1]. La birra autorizzata al commercio era una Bock che si guadagnò la notorietà locale. Dopo l'abolizione del convento di Neudeck nel 1799, l'edificio fu convertito in prigione; Franz Xaver Zacherl, fabbricante di birra, comprò nel 1813 il vecchio edificio continuando la produzione della birra Bock sotto il nome di Salvator. Dopo la sua morte la conduzione dell'azienda fu assunta dal nipote Ludwig Schmederer[1].
Nel 1861, la Salvatorkeller (in tedesco cantina di Salvator, riferimento alla fabbricazione del Starkbier prodotta ancora oggi) è stata aperta a Nockherberg, non lontano dalla birreria. Nel 1899 l'ufficio brevetti imperiale, con sede a Berlino riconobbe il marchio Salvator come registrato, a seguito di ciò il nome fu cambiato da Gebrüder Schmederer Aktienbrauerei a Paulaner-Salvator-Brauerei[2]. Nel 1928, avvenne la fusione con il birrificio di Thomas Gebrüder: nasce la Paulaner Salvator Thomas Bräu.
Nel 1985 l'Hacker-Pschorr e l'AuerBräu entrarono a far parte del gruppo Paulaner[1]. Nel 1994, l'industria della birra entra nel gruppo Kulmbacher con i produttori affiliati Plauen e Chemnitz. Nel 1996 il gruppo Paulaner ha completato l'acquisizione del birrificio Thurn und Thaxis[1]. Nel 1999 è stata rinominata Paulaner GmbH & Co. KG[1].
Dal 2001 il gruppo Paulaner fa parte della Brau Holding International, società partecipata al 50,1 % dal gruppo Schörghuber e al 49,9 % dal gruppo Heineken[3].
Nel 2005 risulta che la produzione di Weissbier è di 1,15 milioni di ettolitri l'anno. Il primo locale con il marchio Paulaner in Italia è stato inaugurato il 21 settembre 2005 a Bolzano con il nome di "Paulaner Stuben".[4]
Nel giugno 2014 è iniziata la costruzione di una nuova fabbrica per la produzione della birra a Langwied[5]. A partire dal 2016 tutta la birra viene prodotta nel nuovo stabilimento[6]. Nel 2017 la Brau Holding, che già controllava la Paulaner, si è fusa con essa assumendo la denominazione Paulaner Brauerei Gruppe[7].
Il termine dunkel (anche dunkles) identifica uno stile di birra tedesco caratterizzato dal colore scuro: "scuro" è proprio il significato letterale di "dunkel",
in lingua tedesca.
Questo stile appartiene alla famiglia delle lager: si tratta cioè di birre a
bassa fermentazione.
Le dunkel, ancora più delle weizen e delle helles, sono uno stile di birra tradizionale di Monaco e sono popolari in tutta la zona rurale della Baviera. Con una concentrazione alcolica compresa solitamente tra 4.5% e 6%, le dunkel sono meno forti delle doppelbock, un altro stile di birra scura bavarese.
Le dunkel non sono necessariamente nere, anzi: il colore varia dall'ambrato carico fino al marrone molto scuro.
Il più delle volte, una dunkel è una lager scura, ma talvolta il termine è utilizzato anche per indicare birre weizen scure, come per esempio la Franziskaner Hefe-Weisse Dunkel; si tratta di birre fruttate e dolci dal sapore di malto più accentuato. Per chiarire l'ambiguità queste birre sono indicate talvolta come dunkel weizen. Le lager chiare non divennero comuni che alla fine del XIX secolo, quando i progressi tecnologici resero più semplice la loro produzione.
Questo stile presenta un caratteristico sapore di malto, dovuto al processo di produzione che impiega la tecnica della tripla decozione.
Heineken | |
---|---|
Categoria | Birra |
Tipo | Pilsner |
Marca | Heineken |
Anno di creazione | 1873 |
Nazione | Paesi Bassi |
Alcol | 5,0% vol. |
Colore | giallo oro |
Tipo di fermentazione | bassa |
Sito | Heineken |
L'Heineken Lager Beer (Heineken Pilsener nei Paesi Bassi), comunemente conosciuta come Heineken, è una birra bionda olandese, prodotta dall'omonimo birrificio; è nota nel mondo per la sua tradizionale bottiglia di vetro verde e per il logo rappresentante una stella rossa.[1]
Nel 2011 sono stati prodotti complessivamente 2,74 miliardi di litri di Heineken in tutto il mondo.[2]
L'Heineken è consumata principalmente da una fascia di consumatori compresa fra i 18 e i 35 anni d'età.[3] Fra i consumatori noti vi erano Pablo Escobar[4] e Freddie Mercury: nei suoi concerti si potevano notare bottiglie e bicchieri in plastica pieni sul pianoforte mentre cantava.
Il 15 febbraio 1864 Gerard Adriaan Heineken ottiene da sua madre l'autorizzazione all'acquisto del birrificio De Hooiberg, attivo ad Amsterdam sin dal 1592. Nel 1869 Heineken decide di sviluppare una tecnica simile a quella bavarese per la fermentazione a basse temperature, in luogo della precedente fermentazione ad alte temperature, per ottenere una birra più chiara e a più lunga conservazione.[5] Nel 1873 viene fondato il birrificio HBM (Heineken's Bierbrouwerij Maatschappij) che inizia la produzione della birra Heineken: in quell'anno vengono prodotti 17.000 ettolitri di birra.[6]
Nel maggio 1875 l'Heineken vince la medaglia d'oro all'esposizione internazionale marittima di Parigi[7][8], cominciando così l'esportazione della birra in Francia. Nel 1883 vince il Diplome d'honneurs (diploma d'onore) all'esposizione internazionale coloniale di Amsterdam.[8] Nel 1888 il dottor Elion riesce a realizzare una coltura di lievito A, che da quel momento viene utilizzato per la fermentazione della birra. Nel 1889 vince il Gran Premio all'esposizione universale di Parigi, mentre nel 1900 è membro della giuria fuori concorso a Parigi[8], queste vittorie sono indicate sull'etichetta.[9]
Con la fine del proibizionismo, nel 1933, Heineken diventa la prima birra europea a venire importata negli Stati Uniti d'America.[10]
Nel 1948 viene modificato il logo della compagnia con l'inclinazione verso l'alto delle 3 « e » della parola Heineken con l'obiettivo di apparire sorridenti.[11] Nel 1954 il colore dell'etichetta viene modificato da rosso a verde con l'intento di trasmettere un'idea di sicurezza.[12]
A partire dal 1975 la maggioranza della produzione dell'Heineken avviene presso l'impianto di Zoeterwoude, nell'Olanda Meridionale.[13]
Pilsener o pilsner, talvolta abbreviata in pils, è una specie di birra, sviluppata nella città di Plzeň (Pilsen in lingua tedesca), nella regione della Boemia in Repubblica Ceca. Si distingue dalle altre lager per il ruolo marcato del luppolo, in particolare per l'uso del rinomato luppolo Saaz (Žatec), dall'omonima città della Boemia occidentale.
Fino dagli anni quaranta del XIX secolo, i birrai della Baviera avevano già iniziato a sperimentare la produzione di lager in ambienti freschi utilizzando il lievito a bassa fermentazione che migliorava la limpidezza, il sapore e la conservabilità della birra.
Il birrificio Mestansky Pivovar reclutò il birraio bavarese Josef Groll (1813-1887), il quale, utilizzando le nuove tecniche e i malti chiari resisi da poco disponibili, creò il primo lotto della moderna pilsener il 5 ottobre 1842. La combinazione del colore pallido (dovuto ai nuovi malti così come all'acqua particolarmente dolce di Plzeň), del rinomato luppolo di Žatec e dello stile lager bavarese produsse una birra chiara, dorata, che "faceva colpo".
Il miglioramento dei sistemi di trasporto e comunicazione significarono per questa nuova birra la rapida disponibilità in tutta l'Europa centrale, dove il suo stile venne rapidamente imitato.
La mancanza di brevetto sull'aggettivo "Pilsener" (di Pilsen) consentì di impiegare quella definizione a tutte le case di produzione di birra che ricorrevano all'originario metodo di fabbricazione di Josef Groll. L'originale birra Pilsener fu quindi costretta ad aggiungere "Urquell" ("sorgente, fonte prima") e a proteggerne stavolta il marchio, al fine di sottolineare la primogenitura del metodo di fabbricazione.
L'invenzione dei moderni sistemi di refrigerazione ad opera di Carl von Linde eliminarono il bisogno di luoghi freschi ove immagazzinare la birra, tuttavia ancora oggi il birrificio della Pilsner Urquell continua a fermentare la propria birra utilizzando botti aperte nelle cantine al di sotto dello stabilimento. Inoltre rivendica che la Urquell sia la "prima birra dorata al mondo".
Una moderna pilsener possiede un colore molto tenue, chiaro, che varia dal giallo pallido al dorato, e un aroma intenso di luppolo. Le pilsener ceche tendono ad avere un sapore delicato, mentre quelle tedesche possono essere più amare o persino avere "note terrose".
Un elenco di altre pilsener celebri: