Le birre da invecchiamento

La birra è in genere sottoposta al deterioramento nel tempo e dunque, per legge, è prevista una scadenza che va dai 12 ai 18 mesi per i prodotti pastorizzati, intorno ai 2 per quelli artigianali.

L’eccezione sono le birre da invecchiamento, che, così come il vino, acquistano proprietà e sentori diversi a seconda del tempo e del tipo di conservazione. Sono solitamente piuttosto forti e, luppolate a causa della rifermentazione in bottiglia oppure acidule a causa di quella spontanea.

Così come il vino sarebbe dunque necessaria una cantina, poiché in egual modo la birra non sopporta la luce, gli sbalzi di temperatura e il caldo. La temperatura ottimale si attesta solitamente intorno ai 10 gradi o ancora meglio dovrebbe essere mantenuta costante quella di servizio. Quindi niente frigorifero, ma un ambiente leggermente umido e, c’è chi dice, privo di rumori!

Sul posizionamento della bottiglia (orizzontale/verticale) ognuno dice la sua.

Il problema è il tappo di sughero che al contrario delle altre birre contraddistingue spesso le birre da invecchiamento.

I tempi sono molto variabili, ci sono birre che saranno già “pronte” dopo 2 anni, altre che necessiterebbero di raggiungere o superare i 25 anni!

 

Gli stili adatti per l’invecchiamento sono: le imperial stout (Courage per esempio), alcune belgian strong ale (Chimay Grand Riserve o la Gouden Carolus Cuvée dell’Imperatore), i barley wine (Thomas Hardy Ale’s), le lambic (Cantillon o Liefmans) e vecchie ale (Prize Old Ale della Gale).